L’Agenzia per la Protezione civile lavora da 20 anni alla gestione del Basso Aurino, uno dei tanti esempi di progettazione sostenibile dal rischio alluvione.

“La gestione dei fiumi influisce sull’intera società” afferma Peter Hecher. “Ciò che mi affascina del mio lavoro è il rapporto che si crea tra persone, società e natura. È nostra premura creare un equilibrio, dialogare e trovare soluzioni e risultati dai quali tutti possono trarre beneficio”. Limnologo Hecher lavora, insieme alla collega biologa Kathrin Blaas all’Ufficio Centro funzionale provinciale dell’Agenzia per la Protezione civile, come responsabile della gestione aree fluviali e riqualificazione. Grazie al Piano di gestione Basso Aurino, in l’Alto Adige si sono potuti realizzare 100 interventi di riqualificazione fluviale e zone umide. “L’ampliamento di sezione dell’alveo è l’obiettivo principale della rivitalizzazione dei corsi d’acqua” afferma la biologa Kathrin Blaas. In questo modo ci sarà più spazio per i fiumi a beneficio sia della popolazione che delle peculiari fauna e flora. E nel caso di rischio di alluvioni le aree boschive si rivelano importanti zone di ritenzione naturale dalle piene.

 

Progetto pilota del Piano gestione Basso Aurino

“La zona del Basso Aurino – afferma l’ecologo fluviale Hechter – è sempre stata uno dei paesaggi fluviali più belli dell’Alto Adige. Eppure non mancano problemi, ma per notarli bisogna essere sul posto”. Con il Piano di gestione Basso Aurino, l’Agenzia per la Protezione civile dell’Alto Adige ha avviato nel 2000, in versione pilota, un primo progetto di gestione di spaziatura fluviale tra i Comuni di Molina di Tures, Campo Tures e Brunico conforme alle prescrizioni della Direttiva quadro europea sulle Acque.

“La sostenibilità delle nostre azioni consiste essenzialmente nel lavorare con la natura. Riutilizziamo il territorio in modo da garantire una protezione sostenibile dalle inondazioni agli insediamenti”

Peter Hecher

Le rive fluviale come zona di incontro tra uomo e natura

“Se i fiumi hanno poco spazio, aumenta il rischio di piena”, spiega Hecher prendendo ad esempio la situazione di San Giorgio all’imbocco della Val di Tures. Qui 22 anni fa l’ontaneto della Gatzaue, il più esteso della valle, non era mai stato interessato dall’evento di piena dei 150 anni. Il centro abitato di San Giorgio, invece, fu minacciato da un evento di piena dei 30 anni: nel 1987, infatti, l’abitato sulla sponda orografica sinistra fu invasa dalle acque, dal momento che in quel tratto le aree naturali alluvionali erano venute meno, in seguito al prelievo di ghiaia e al conseguente approfondimento dell’alveo del torrente Aurino. “La situazione di esondazione è alterata se le aree del centro urbano sono minacciate dalle acque, mentre gli ontaneti sono interessati da siccità. A fronte della forza distruttiva delle acque, le aree alluvionali devono essere allontanate dai centri abitati, ed essere invece convogliate verso gli ontaneti, dal momento che queste aree necessitano di acqua e dinamica”, spiega Hecher.  Al fine di trovare soluzioni pratiche per la gestione dei bacini idrografici, esperti e gruppi d’interesse considerano, in modo congiunto, le azioni volte sia alla difesa dalle inondazioni che alla protezione della natura e dell’area circostante. Il coinvolgimento e la comunicazione attiva tra istituzioni pubbliche e private, Comuni coinvolti e diretti interessati è un aspetto fondamentale del processo di partecipazione.
“L’ampliamento del fiume aumenta l’infiltrazione nelle acque sotterranee creando così un perfetto serbatoio d’acqua che diventerà sempre più importante in futuro. Bisogna però considera che il rio Aurino si trova nel bacino idrografico di un ghiacciaio e questo può causare non pochi problemi idrici” spiega l’ecologo Peter Hecher, coordinatore del progetto Basso Aurino.
“Affinché il progetto abbia successo i diversi partecipanti devono lavorare nella stessa direzione, dialogare e cercare misure di intervento all’unanimità. Il diritto di esprimersi non deve essere solo dei “decisori”, ma c’è bisogno di trovare un percorso comune in cui anche tutti gli interessati possano avere voce in capitolo”. Questo dimostra che il Piano di gestione del Basso Aurino è un progetto che può portare a grandi risultati.

“Oltre a ripristinare gli habitat delle zone umide minacciate, lavoriamo nello spirito della sostenibilità mantenendo la preziosa risorsa idrica nelle campagne, invece di portarla fuori dalla zona e farla confluire nei canali di scolo”

Peter Hecher
https://www.provinz.bz.it/sicherheit-zivilschutz/wildbach/downloads/20_Untere-Ahr_Basso-Aurino-web.pdf

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