Quando aiutare è una vocazione
Viaggio nelle due scuole provinciali per le professioni sociali “Arendt” e “Lévinas” che preparano i giovani operatori del futuro. Nei prossimi 10 anni le piante organiche avranno bisogno di un ampliamento di circa 2.000 unità.
“Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione del volto dell’altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro“, sostiene il filosofo Emmanuel Lévinas. L’intellettuale francese di origini ebraico-lituane dà il nome alla Scuola per le professioni sociali di lingua italiana di Bolzano. Un’intitolazione non casuale, una sorta di ispirazione e di percorso ideale per i giovani che la frequentano. Dalla “Lévinas”, così come dall’analoga Scuola di lingua tedesca, Hannah Arendt, anch’essa intitolata ad un’altra altissima figura della cultura europea, ebrea tedesca che ha analizzato il fenomeno del totalitarismo, escono, tra l’altro, gli operatori socio-sanitari (OSS) e socio-assistenziali (OSA) che quotidianamente svolgono un ruolo fondamentale nelle case di riposo, negli ospedali, nelle cliniche e nelle strutture dedicate ai disabili del nostro territorio. Per cercare di conoscere più da vicino queste strutture e le loro figure professionali così importanti, ma anche bisognose di una maggiore valorizzazione sociale del loro ruolo, abbiamo incontrato i dirigenti scolastici, rispettivamente Alberto Conci, con la sua vice Silvia Casazza, della Scuola “E. Lévinas” e Luigi Loddi della “Hannah Arendt”.
"Accogliere l'altro, significa dare un senso alla vita"
(Hannah Arendt)
“Il principale punto di forza della nostra scuola – afferma Luigi Loddi – è il nostro modello didattico basato sui tre pilastri: sapere, saper fare ed i valori del settore sociale. Quando i nostri diplomati entrano nel mondo del lavoro devono saper fare e conoscere i valori di una professione di relazione. Gli stessi contenuti teorici si basano su di un modello articolato per competenze professionali e non per materie”. Questo modello didattico presuppone l’esistenza di determinati ambiti di apprendimento (Lernfelder), che possono durare da 4 ad 8 settimane, durante le quali tutti gli insegnanti (medico, psicologico, fisioterapista, sociologo, ecc.) elaborano obiettivi comuni. Durante “l’ambito” dedicato alla demenza, ad esempio, gli insegnanti di tutte le materie lavorano sul medesimo tema. L’obiettivo di questa sorta di “full immersion” è una conoscenza interdisciplinare, perché in una professione di rapporto non ci si trova davanti ad una patologia ma, appunto, ad una persona. Quindi si analizza come mangia, si relaziona, parla, com’è la sua salute, la sua postura, e la si deve vedere in maniera interdisciplinare. “Per questa ragione dobbiamo preparare i ragazzi a pensare e ad agire in maniera interdisciplinare. Ad esempio è importante sapere che gli aspetti psicologici sono legati agli aspetti della patologia”. Al termine di ogni ambito di apprendimento i ragazzi sostengono uno specifico esame davanti ad un team di tre insegnanti che crea un setting costituito da un caso modello nel quale viene fatta confluire la pratica con la teoria. Quindi anche nell’esame ci si trova davanti al concetto di interdisciplinarietà. Nell’arco dell’anno vengono organizzati 4 o 5 di questi “ambiti” su tematiche tipiche dell’indirizzo di studi. Almeno il 30% dell’anno di formazione è rappresentato da tirocini esterni alla struttura. Ogni studente ne fa due all’anno, moltiplicati per i 500 iscritti alla Arendt si tratta di 1000 tirocini della durata media di 5 settimane ciascuno.
Anche per quanto riguarda la “Lévinas” i punti di forza sono rappresentati dal fatto che tutti i corsi hanno un aspetto teorico solido con uno spiccato orientamento pratico. “Tutti i nostri corsi – sottolinea Alberto Conci – prevedono attività laboratoriali e pratiche come movimentazione, igiene, assistenza, aspetti infermieristici, gli ausili, la fisioterapia, ecc. La scuola dispone delle stesse attrezzature presenti nelle strutture socio-sanitarie, talvolta anche più moderne. I giovani sperimentano tutte le attività pratiche di carattere socio-sanitario che poi trovano all’esterno”. Anche alla Lévinas un ruolo fondamentale viene attribuito dai tirocini che i corsisti devono svolgere nelle strutture provinciali o in Austria ed in questo ambito vi è una stretta collaborazione tra il tutor scolastico ed il tutor aziendale. Un tirocinio positivo è un punto fondamentale per il giudizio complessivo. Attualmente vengono organizzati corsi OSS e OSA nelle tre sedi di Bolzano, Merano e Bressanone.
“Ovviamente – aggiunge Loddi – gli operatori in primo luogo devono avere l’interesse ad imparare: in un ambito che presuppone un rapporto con la persona la motivazione è fondamentale. Questa non è una cosa che si può imparare, questo interesse te lo devi portare dentro. Non è una competenza che sviluppi perché è una cosa molto intrinseca. La capacità di riflettere perché nel rapporto con le persone riflettere sul tuo modo di lavorare è molto importante. In base al metodo Montessori è fondamentale vi sia il contributo di testa, mano e cuore. Il piacere della pratica, del contatto umano. Anche questo non è da tutti. I nostri studenti devono avere il piacere del contatto e la competenza comunicativa, la capacità di capire e di sapersi immedesimare nella condizione delle altre persone in maniera empatica. Tutto ciò è fondamentale altrimenti non capisci i suoi bisogni”. Secondo Loddi l’operatore deve chiedersi: cosa vuole dirmi Frau Müller questa mattina? “Sono io operatore, cioè, – afferma – che devo capire ed entrare in contatto con lei, andare verso di lei ed i suoi bisogni. Oltre a questo bisogna chiaramente avere “le spalle larghe” perché si è confrontati giornalmente con gli aspetti meno piacevoli e più duri della vita: invecchiamento, sofferenza, dolore, depressione, aggressività. Questo è importante perché ne va della salute dell’operatore, bisogna avere i piedi ben piantati per terra, una personalità mediamente ben strutturata per saper gestire anche l’aggressività e la colpevolizzazione altrimenti si rischia facilmente il “burnout”.
“Le persone che scelgono questa scuola – spiegano Conci e Casazza – sono persone che decidono di stare vicino agli altri, alle persone che soffrono, al disagio grave, a persone emarginate in situazioni di sofferenza ed è chiaro che sono necessarie sensibilità e predisposizioni particolari. In un momento come questo in cui vengono proposti modelli di competitività, di carriera e guadagno coloro che scelgono questa strada hanno altre priorità come, ad esempio, il rapporto umano, al centro del loro agire c’è la persona. Quotidianamente sanno che si confrontano con persone, con le loro storie di vita e spesso caratterizzate da sofferenza, malattia e disagio e marginalità. Sono situazioni complesse che richiedono una spiccata predisposizione da parte dei giovani. Sicuramente questo lavoro non viene sufficientemente valorizzato dal punto di vista produttivo ed economico, mentre ha invece una grande importanza dal punto di vista delle relazioni sociali ed umane. Sarebbe importante venisse maggiormente riconosciuto anche il valore sociale di questo tipo di lavoro”. Nei prossimi 10 anni serviranno, in base ad una delibera approvata recentemente dalla Giunta almeno 2000 nuovi operatori a livello provinciale, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche richiederanno sempre più personale preparato e qualificato. Proseguirà la richiesta di OSS e OSA, ma gli operatori pensano che vi sarà sempre più richiesta anche di operatori nel campo sociale dotati di una solida formazione trasversale, quindi sia socio-assistenziale che pedagogica.
Klaus Schwarzenbach, 34 anni, di Merano, dopo aver lavorato per alcuni anni nel settore della produzione di video e computer a Vienna si è reso conto che gli mancavano alcuni stimoli e motivazioni. Si è quindi iscritto al biennio a tempo pieno per OSA ed è stata decisiva per la scelta la frequenza di un mese della struttura prima dell’iscrizione vera e propria. Grazie a questa opportunità si è reso conto di avere la voglia e la motivazione per intraprendere questa strada impegnativa. La scuola fornisce un’ottima preparazione sia sotto il profilo teorico che pratico per affrontare la successiva attività lavorativa che per Klaus sarà nel settore degli anziani. Secondo Klaus “le caratteristiche principali di un operatore dovrebbero essere la pazienza, la capacità di lavorare in un team, l’empatia e la flessibilità perché il lavoro è articolato in turni, anche durante le festività ed i fine settimana. Si deve essere in grado di confrontarsi con aspetti difficili e complessi della vita come la sofferenza e la morte. È molto positivo il fatto che ci sia una forte richiesta di operatori, ed in particolare di uomini in determinate mansioni”. Elisabeth Moser, 21 anni, della Val Pusteria, frequenta il secondo anno di formazione per OSA ed al termine della scuola vuole lavorare nel settore degli anziani o dell’assistenza domiciliare. Caratteristiche principali di questa figura professionale sono, anche a suo giudizio, “empatia, flessibilità, disponibilità verso gli altri, prendere le cose con serietà, ma anche con la capacità di portare serenità nei momenti di difficoltà”. Elisabeth è molto soddisfatta della propria scelta formativa ed apprezza il fatto che il sistema didattico è molto orientato alla pratica. “Grazie ai due tirocini che vengono svolti ogni anno – spiega – si viene immediatamente in contatto con il lavoro reale. Importante anche il lavoro di team che caratterizza tutti gli ambiti di attività”. Per il futuro lavorativo ritiene e vi siano buone possibilità in Val Pusteria in questo settore professionale. Andrea Niederstätter, 20 anni, della Bassa Atesina, in classe con Elisabeth, è molto soddisfatta della propria scelta formativa. “La scuola mi piace molto – racconta – soprattutto il fatto che si abbia un quadro chiaro delle varie figure professionali, la didattica, fortemente indirizzata verso la pratica, rispecchia la realtà in cui si andrà a lavorare”. Dopo il diploma Andrea, che ha svolto un praticantato sia in una struttura per disabili che in una casa di riposo, vuole lavorare nelle strutture per disabili “per dare loro l’aiuto di cui hanno bisogno e contribuire alla loro integrazione sociale”. Philip Bernard, 19 anni, di Caldaro, si è interessato dell’assistenza agli anziani sin da piccolo quando si occupava dei nonni malati e si sente pertanto “portato per il settore sociale”. “Ho svolto un praticantato nel Distretto sanitario di Egna – racconta – e quest’anno presso il Centro ciechi di Bolzano. Non ho deciso il settore nel quale opererò al termine degli studi, ma credo vi siano ottime possibilità di inserimento nelle strutture provinciali”.
Giovanni Menna, 33 anni, di Bolzano, ha conseguito il diploma al Liceo per le scienze sociali, per vari anni ha lavorato nell’Azienda servizi sociali nel settore dell’handicap, ha seguito un corso per collaboratori all’integrazione ed ora sta frequentando il primo anno del corso biennale a tempo pieno per OSA. “Sono soddisfatto della scelta fatta – racconta – anche se avendo maturato molta esperienza nel lavoro sento l’esigenza di un ulteriore approfondimento delle materie. Al termine del corso vorrei proseguire nel settore dell’handicap. Le caratteristiche più spiccate di un operatore sono una particolare sensibilità nel relazionarsi con gli altri, empatia ed umanità. Avere solide competenze professionali è comunque fondamentale per poter svolgere appieno il nostro ruolo”. Vittoria Filippelli, 19 anni, frequenta il quarto anno del corso per OSS. “Quest’anno – spiega – sosterrò l’esame di qualifica ed anche l’esame Capes che le consentirà di passare al quinto anno per il conseguimento della maturità. Il quinto anno si svolgerà presso l’Istituto Einaudi. Vorrei fare la maturità per poi proseguire gli studi all’università e fare infermieristica o fisioterapia. Nel corso dei quattro anni ho fatto vari tirocini, nel terzo anno a Silandro e nel 2018 all’Ospedale nel reparto di medicina 1”. Secondo Vittoria “è importante arrivare alla scuola con la consapevolezza di ciò che si andrà a fare, non è un percorso facile adatto a tutti, perché si è a stretto contatto con le persone, si va nella loro intimità, un aspetto forte al quale bisogna essere preparati”. Anche Angela Laureta, 18 anni, in classe con Vittoria, dopo il primo tirocinio, riferisce, “ha capito di essere adatta a questo lavoro, di riuscire ad entrare in empatia con le persone, anche facendole ridere”. Per Angela “è importante essere professionali e non distaccati. Il tirocinio in ospedale, in medicina 2, è stato molto interessante e ricco di stimoli. Dopo il quinto anno vuole diventare infermiera per avere maggiori competenze”.
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Scuola per le professioni sociali in lingua italiana “Emmanuel Lévinas”
La nuova sede inaugurata nel 2010 in Piazza Angela Nikoletti 1 a Bolzano
Dirigente scolastico: Alberto Conci, vice: Silvia Casazza
11 corsi a Bolzano con 284 iscritti + 10 a Merano e 10 a Bressanone:
OSS tempo pieno 16, OSS servizio/adulti 32, OSS quadriennale 67, OSA tempo pieno 26; OSA servizio/adulti 46, Collaboratore integrazione 10, Assistente infanzia tempo pieno 18
Assistente infanzia in servizio 15, Tagesmutter 11, Corsi di apprendistato assistenti alla poltrona e assist. odontotecnici 43, OSS tempo pieno Merano 10, OSS tempo pieno Bressanone 10
Corsi della Formazione continua organizzati nel 2017: 42 corsi con 895 iscritti (814 femmine e 81 maschi) 763 ore di docenza
Sito web: http://www.sociale-levinas.alto-adige.it/
Email: fp.sociale@scuola.alto-adige.it
Telefono: 0471 440900
Facebook: Scuola professioni sociali Levinas
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Scuola per le professioni sociali in lingua tedesca “Hannah Arendt”
La scuola ha sede in via Wolkenstein 1 dal 2000 e nel 2015 è stata inaugurata la sua parte “ipogea”, una struttura unica a livello europeo che si sviluppa su quattro piani interrati con caratteristiche architettoniche particolarmente innovative.
Dirigente scolastico: Luigi Loddi
Iscritti: circa 500 suddivisi nei corsi per OSS, OSA, collaboratori all’integrazione ed assistenti all’infanzia; corso di qualifica professionale per cura ed assistenza alle persone; corso per Tagesväter/Tagesmütter.
Corsi di Formazione continua organizzati nel 2018: 46 corsi con 845 partecipanti, 1890 ore di lezione su 106 giornate e 11.818 ore di frequenza;
Sito web: http://www.sozialberufe.berufsschule.it/
Email: lfs.bz-sozialberufe@schule.suedtirol.it
Telefono: 0471 973494
Facebook: Scuola Hannah Arendt Bolzano
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