#3 Autonomia
Il patto di garanzia siglato ormai 5 anni garantisce sicurezza nella programmazione. La nuova sfida è la neutralità fiscale.

Certezza del diritto e sicurezza nella programmazione. Questo garantisce il patto di garanzia fra Stato e Provincia siglato ormai 5 anni fa. Confermato il principio dei 9/10 spettanti alla Provincia del gettito fiscale prodotto in Alto Adige, “ma è stata rovesciata la modalità di assolvimento del contributo – spiega il segretario generale Eros Magnago – in quanto da allora è la Provincia a versare la quota parte spettante allo Stato, e non più quest’ultimo a trattenere il contributo a monte”. La forma di compartecipazione al risanamento del deficit pubblico assolve ad ogni altra forma di concorso e tutela la Provincia contro ulteriori imposizioni di risanamento del bilancio statale attraverso interventi unilaterali di Roma. Il patto di garanzia definisce un contributo fisso e calcolato sul costo del debito nazionale, ovvero sugli interessi relativi al debito, ed è pari, per la nostra Provincia, allo 0,6% degli stessi.

La garanzia del patto

Il patto di garanzia assicura inoltre alla Provincia che in futuro, da parte dello Stato, non ci potranno essere altre modalità per imporre ulteriori obblighi e trattenere somme spettanti all’autonomia, come avvenuto fino al 2014 attraverso accantonamenti, patto di stabilità e riserve all’erario. Un’unica insidia riguarda una possibile drastica riduzione del carico fiscale a livello nazionale. “In quel caso – spiega Magnago – deve intervenire un meccanismo che porti alla neutralità. L’abbiamo chiamata clausola di neutralità fiscale, sta a significare che se lo Stato introduce riforme nel sistema fiscale e queste comportano una variazione nel gettito complessivo, occorre aprire un confronto Stato-Provincia per quantificarne gli effetti e compensare queste variazioni. La variazione a cui pensiamo è in termini di riduzione del gettito, basti pensare alle ipotesi di Flat Tax. Le province di Bolzano e Trento gestiscono competenze che le altre regioni non hanno. Per gestirle viene impiegato il gettito fiscale riferito al nostro territorio, i famosi 9|10 delle imposte pagate dagli altoatesini. Ma se venisse introdotta la flat tax al bilancio provinciale potrebbero mancare improvvisamente cifre consistenti. Nulla di male per le altre regioni, ma per noi che con quei soldi finanziamo ciò che altrove finanzia lo Stato (sanità, comuni, scuole, strade, ecc.) che succederebbe? Si perderebbe di fatto la possibilità di esercitare le competenze che lo statuto di autonomia ci ha dato e che oggi tutti riconoscono come modello virtuoso”.

 

Magnago: "L’ipotesi di lavoro è quella di una compensazione degli effetti delle manovre fiscali che potrebbero ridurre il gettito"

Allora occorre intervenire? “L’ipotesi di lavoro – spiega Magnago – è quella di una compensazione degli effetti di queste eventuali manovre fiscali. Se dalle manovre (riduzione delle imposte) deriva una perdita di gettito per il bilancio della Provincia, quella perdita va compensata con un minor contributo della Provincia alla finanza pubblica. E così torniamo all’Accordo di Milano (2009) e al Patto di garanzia (2014). Con l’Accordo di Milano abbiamo rinunciato alle entrate di bilancio che non fossero rappresentate da gettito fiscale. In altre parole, l’autonomia si finanzia solo con le imposte versate dai residenti in provincia (cittadini e imprese), nessun finanziamento statale, nessuna quota variabile. Solo fisco”.

“Con il Patto di garanzia si è poi dovuto fissare un contributo alla finanza pubblica, chiamiamola perequazione e solidarietà, a cui ci chiama la Costituzione, ma il grande risultato del 2014 è stato l’aver fissato quell’importo con un parametro oggettivo: è la parte del costo del debito pubblico riferito al nostro territorio (470 milioni, quello 0,6% di cui sopra). Un criterio semplice e spiegabile, non una cifra, un concetto. E il sistema ha funzionato, diverse sentenze della Corte costituzionale hanno avallato il patto, soprattutto nella parte in cui prevede che il sistema sia esaustivo, cioè non permette l’imposizione di altri contributi alla finanza pubblica.

Adesso dobbiamo chiudere il cerchio. Se non sono possibili altri tagli alla nostra spesa, dobbiamo impedire anche tagli alle nostre entrate. Dobbiamo cioè impedire cali di bilancio a causa della riduzione delle imposte. Lo possiamo fare appunto con la “clausola di neutralità fiscale”. Se riduzione c’è, va compensata con un minor versamento dei contributo alla finanza pubblica. Alla fine i conti devono tornare.

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