#3 Autonomia
Vanta una grande ricchezza di habitat e biodiversità. Con il trasferimento della gestione ai territori per il Parco Nazionale dello Stelvio prende il via una nuova fase. Ampio il potenziale di sviluppo.

Il gipeto da qualche anno, dopo un’assenza dalle Alpi di circa 100 anni, è tornato a volare nei suoi territori in quota grazie a un progetto di reinserimento europeo. Parliamo del Parco Nazionale dello Stelvio, che con i suoi circa 131.000 ettari è la seconda area protetta più estesa nelle Alpi dopo quello degli Alti Tauri in Austria e uno dei 24 parchi nazionali italiani.

“Con un po’ di fortuna i visitatori tra la val Martello e Trafoi potranno seguire i tentativi di volo dei piccoli di gipeto della nidiata di quest’anno”, fa presente Christian Tschenett, guardia forestale della stazione del parco a Stelvio. La stazione di Stelvio, assieme alle altre stazioni del parco di Lasa, Martello e Ultimo, svolgono attività di monitoraggio e sorveglianza nella parte del Parco Nazionale dello Stelvio che ricade in territorio altoatesino. “Accanto alla regolamentazione della selvaggina, raccogliamo tutti i dati che la riguardano” fa presente la guardia forestale. Tra le altre attività vi è la gestione dei due recinti per selvaggina di Trafoi e Stelvio, l’accompagnamento di progetti di ricerca, la sensibilizzazione del crescente numero di visitatori, ma anche la gestione delle richieste di contributi nel settore della tutela del paesaggio e il rilevamento dei danni da selvaggina alle colture. “È possibile che nell’arco di una notte vi verifichino una grande quantità di danni e c’è bisogno di sensibilità non solo per gli animali, ma anche per le persone”, come sa Tschenett per esperienza. Lo stesso vale quando di parla di grandi predatori e dell’attività di sensibilizzazione collegata.

 

Dei 131.000 ettari di cui consiste l’area del Parco Nazionale dello Stelvio, il 41 % è situato in Alto Adige, il 14 % in Trentino, e il 45% in Lombardia. 10 i Comuni altoatesini interessati dal parco: Stelvio, Prato allo Stelvio, Glorenza, Tubre in val Monastero, Malles, Lasa, Silandro, Martello, Laces e Ultimo. Nel caso dei comuni di Stelvio e Martello il territorio comunale è interamente compreso nell’area del parco. Una particolarità del Parco Nazionale dello Stelvio è proprio il fatto che nell’area protetta vi siano zone abitate in modo permanente, fatto che costituisce una sfida. L’assessora provinciale competente per il parco nazionale Maria Hochgruber Kuenzer indica la road map: “Le persone che vivono nel parco devono vivere in questa natura unica e potervi lavorare. Il parco nazionale deve assurgere a regione modello per una buona convivenza fra uomo e natura”. Come ricorda Hanspeter Gunsch, direttore dell’Ufficio provinciale del Parco Nazionale dello Stelvio, “i visitatori vi incontrano aree naturali, habitat naturalistici, ma anche cave di marmo, impianti di risalita e aree fortemente utilizzate dall’uomo e antropizzate, non prive di conflitti”. “Con la gestione del Parco funziona un po’ come lo è stato per la nostra Autonomia”, afferma l’assessora Hochgruber Kuenzer ricordando che “quando noi altoatesini abbiamo ottenuto il Pacchetto, si è dovuto concordare i nostri diritti e i nostri doveri e che lo stesso è per il Parco nazionale: si deve concordare diritti e doveri”.

 

 

L’area attorno al gruppo dell’Ortles che costituisce il parco passa dai 700 metri della media Val Venosta ai 4.000 metri del massiccio e comprende così 5 differenti fasce d’altitudine e così aree dai molteplici aspetti. I 5 centri visite del Parco Nazionale dello Stelvio sono dedicati ognuno ad una delle particolarità del parco. Il centro visite naturatrafoi, a Trafoi lungo la strada di Passo Stelvio, racconta la geologia dell’Ortles e le strategie adottate da fauna e flora per sopravvivere in quota. “Grazie alla combinazione delle più differenti tipologie di rocce e terreni in piccolissimi spazi vengono a crearsi gli habitat più disparati, una vera ricchezza per la biodiversità”, afferma Ilona Ortler, direttrice del centro visite. Il centro visite aquaprad a Prato allo Stelvio propone il tema dell’acqua e della fauna ittica. “I centri visite svolgono un ruolo importante nel far conoscere la realtà del Parco nazionale dello Stelvio non solo agli ospiti, ma anche ai residenti, aumentando così l’accettanza verso il parco”, fa presente la direttrice Stefanie Winkler. Molti altoatesini sembrano non essere a conoscenza del fatto che in Alto Adige vi sia un parco nazionale, mentre per ospiti provenienti dall’estero risulta strano non trovare un accesso ufficiale al parco con tanto di ticket d’ingresso.

Il centro visite avimundus a Silandro presenta, invece, il mondo degli uccelli. “Per salvaguardare la biodiversità presente anche per le prossime generazioni svolge un ruolo chiave la ricerca e la trasmissione di conoscenza”, fa presente Ulrich Pfeifer, direttore del centro. “Un moderno museo della cultura contadina, così si può definire il centro visite culturamartell a Martello che racconta come l’uomo si sia adeguato al suo habitat vitale”, come spiega il direttore Florian Felderer. Come il comune di Stelvio, anche il comune di Martello è interamente compreso nel parco. Nonostante i sentieri tematici realizzati e la sistemazione della gola del Plima, con conseguenze positive per la zona, tradizionalmente vige un certo scetticismo nei confronti del parco. Situazione completamente differente in Val d’Ultimo, forse per il fatto che il territorio del parco nazionale interessa solo la parte terminale della valle sopra l’abitato di S. Getrude. “La natura posta sotto tutela costituisce il nostro capitale”, così si esprime Ronald Oberhofer, direttore del centro visite lahnersäge a S. Geltrude, incentrato sul tema del bosco, della sua salvaguardia e della sua utilità.

“La ricchezza di habitat e paesaggi, la biodiversità di flora e fauna nelle varie fasce di altitudine del parco nazionale dello Stelvio sono immense. Vi è la strada storica di Passo Stelvio e una fitta rete di sentieri. Fattori che contribuiscono a garantire all’area del parco un enorme potenziale turistico, un potenziale che può essere ancora utilizzato”, così sintetizza la sua analisi Wolfgang Platter, già direttore del Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio. Alcuni operatori dei settori agricolo e turistico, però, ma anche in qualche Comune, dovrebbero ancora riconoscere appieno le opportunità offerte dalla presenza del Parco.

I contadini si attendono procedure approvative semplificate in seguito al passaggio delle competenze amministrative dallo Stato alle realtà territoriali delle Province di Bolzano e di Trento e della Regione Lombardia (vedi “Sunto storico”). “Questa semplificazione non è ancora percepibile e gli umori sono di conseguenza trattenuti”, invita alla riflessione Raimund Prugger, responsabile dell’associazione dei contadini Südtiroler Bauernbund per la val Venosta pur esprimendo la speranza che ciò accada. Chi vive nel territorio del Parco nazionale dello Stelvio, in qualità di curatore del paesaggio e produttore di alimenti dovrà poter trarre un maggior profitto per il ruolo ricoperto e da altro canto l’agricoltura di montagna e il turismo dovranno essere meglio integrati. “Teniamo particolarmente al mantenimento dei masi e dei paesaggi colturali creati dall’uomo” fa presente Hanspeter Gunsch, direttore dell’Ufficio del parco sottolineando che “esso è fondamentale anche per la salvaguardia della biodiversità”.

Vi è la convinzione generale che il potenziale del Parco Nazionale dello Stelvio potrà trovare pienamente espressione nel prossimo futuro. “Dalla sua creazione nel 1935 con legge statale e senza coinvolgimento della Provincia e degli abitanti, il parco nazionale è stato rifiutato per decenni”, ricorda Wolfgang Platter. A distanza di 80 anni il parco non deve essere più percepito come un castigo, bensì quale opportunità di sviluppo dell’area rurale periferica.

 

La storia del Parco Nazionale dello Stelvio

 

Il Parco Nazionale dello Stelvio è stato istituito nel 1935 con legge statale e la sua direzione e amministrazione trasferita dallo Stato all’Azienda Statale Foreste Demaniali ASFD dal 1935 al 1995. Fin dall’inizio nell’area del parco erano compresi territori abitati e coltivati stabilmente, fatto che portò a forti tensioni per i conflitti d’utilizzo. “Nel corso degli anni per i danni alle colture agricole causati dalla selvaggina tali conflitti si rafforzarono ulteriormente soprattutto in seguito al divieto di caccia emanato nel 1983”, ricorda Wolfgang Platter. Inoltre, non vi era possibilità di partecipare negli organi decisionali e pertanto in Alto Adige vi fu un periodo di rifiuto del Parco nazionale.

Nel 1992 con il Protocollo di Lucca si stabilì di gestire il parco nazionale tramite un consorzio fra lo Stato e i territori di Lombardia, Trentino e Alto Adige. Questo consorzio, con sede a Bormio, ha gestito il Parco Nazionale dello Stelvio tra il 1995 e il 2016. Furono introdotti comitati di gestione locali. “In questi 20 anni si è creata una maggiore vicinanza al territorio. Le pietre miliari in questa direzione sono state i rimborsi per i danni da selvaggina, i contributi per la cura del paesaggio, la riduzione delle popolazioni di cervi a partire dal 1997, ma anche la realizzazione dei 5 centri visite e l’implementazione di molteplici progetti di ricerca e monitoraggio per il mantenimento della biodiversità”, fa presente Platter che cita anche la riduzione della superficie del parco di circa 2.600 ettari, che ha contribuito ad incrementare l’accettanza del Parco nazionale.

 

 

Il passaggio delle competenze amministrative sul Parco Nazionale dello Stelvio alle Province di Trento e di Bolzano e alla Regione Lombardia si sono concretizzate con l’accordo quadro politico del febbraio 2015. È del dicembre 2015 l’approvazione del Consiglio dei ministri della modifica della norma di attuazione dello Statuto di autonomia riferita al Parco Nazionale dello Stelvio. Il Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio viene sciolto tramite decreto legge del Presidente della Repubblica del gennaio 2016. Da quella data sono le Province autonome di Trento e di Bolzano e la Regione Lombardia ad occuparsi dell’amministrazione del parco riferita ai territori di competenza. In seno all’amministrazione provinciale di Bolzano tale compito è svolto dalla Ripartizione natura, paesaggio e sviluppo del territorio, che oltre al Parco Nazionale dello Stelvio, amministra i parchi naturali e le Dolomiti patrimonio mondiale UNESCO.

La nuova legge sul Parco nazionale dello Stelvio emanata dal Consiglio provinciale che indica i principi per la gestione e l’organizzazione del Parco Nazionale dello Stelvio è entrata in vigore il 6 aprile 2018. Nel luglio 2018 è stato insediato il Comitato di gestione del parco, presieduto da Georg Altstätter, sindaco di Martello. L’organo consultivo è chiamato a esprimere parere sul piano e sul regolamento del parco e rappresenta la gestione partecipativa del Parco ed ha il compito di coinvolgere maggiormente la popolazione delle località limitrofe ed i gruppi d’interesse del territorio nella gestione del Parco

Dalla collaborazione fra i Comuni del territorio del parco e gruppi d’interesse locali nasce il documento strategico per trasformare l’area del Parco nazionale dello Stelvio in una “regione modello di sostenibilità nell’ambito dell’arco alpino”. La Giunta provinciale quindi dà incarico a IDM Alto Adige di implementare il progetto triennale “Sviluppo turistico ed agrario del Parco nazionale dello Stelvio” Nell’ambito del progetto è stata realizzata l’Alta Via dell’Ortles, una delle vie in quota più impegnative nell’arco alpino lunga 120 chilometri, inaugurata nel settembre 2018.

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Attualmente è in corso la procedura di approvazione del Piano e dell’Ordinamento del Parco nazionale dello Stelvio. Nel piano e nel regolamento sono fissate le linee guida per la tutela del parco stesso. Si tratta della tutela della natura, dell’ambiente e del paesaggio, ma anche del rispetto delle esigenze storico-culturali, e degli aspetti sociali e economici sostenibili.

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