#1 Innovazione
Vito Zingerle. direttore della Ripartizione Innovazione della Provincia spiega il ruolo del pubblico nel settore di sua competenza.

Dottor Zingerle, quali sono i compiti della Ripartizione Innovazione, ricerca e università?

La Ripartizione si compone di tre settori e, di conseguenza, tre Uffici. Uno si occupa principalmente del sostegno economico alle imprese che innovano, un altro gestisce i finanziamenti pubblici alle istituzioni di ricerca come l’università, Eurac, Fraunhofer Italia o l’Istituto per le Innovazioni Tecnologiche IIT. Il terzo ufficio gestisce l’infrastruttura della banda larga dell’intera provincia.

Quali sono i settori di ricerca dell’Università, di Eurac o dell’Istituto Fraunhofer?

Unibz ha cinque facoltà nelle quali si svolge attività di ricerca nei settori dell’informatica, dell’economia, della formazione, delle scienze naturali e del design. In futuro verrà attivata anche la facoltà di Ingegneria. Anche Eurac ha al suo interno diversi istituti: sono complessivamente undici per altrettanti settori di ricerca, quali ad esempio la linguistica, la biomedicina, l’ambiente alpino, l’energia e il public management. L’istituto Fraunhofer invece sostiene tutte quelle realtà che devono confrontarsi con grandi trasformazioni come ad esempio la digitalizzazione, la robotica e l’Impresa 4.0. Vi si conduce ricerca applicata, con l’obiettivo di riconoscere in anticipo i trend futuri e sostenere le imprese nell’implementare soluzioni funzionali alla gestione di tali trend.

Anche il Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg opera nel settore della ricerca. Quali sono i nuclei attorno ai quali questa attività si svolge?

Il Centro Laimburg è l’istituzione di riferimento per quanto riguarda l’ampio spettro dei temi legati all’agricoltura e alle coltivazioni in genere. L’attività di ricerca punta ad essere concreta e applicabile, e persegue l’obiettivo di incrementare la competitività dell’agricoltura altoatesina attraverso l’incremento delle conoscenze scientifiche. Anche il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, dopo la sua visita a Bolzano è stato particolarmente sorpreso dal legame che da noi la ricerca ha con le sue possibili applicazioni pratiche, specialmente per quanto riguarda le soluzioni sviluppate ad hoc per le esigenze delle realtà locali. In futuro occorre intensificare i circuiti locali, evitare trasporti di merci a grande distanza e puntare sulla qualità dei prodotti.

"La ricerca applicata punta a conoscere in anticipo i trend futuri e sviluppa sistemi al servizio delle imprese perché esse possano implementare soluzioni funzionali alla gestione di tali trend"

Quale strategia persegue la Provincia nel settore della ricerca scientifica?

Come Provincia ci atteniamo alla cosiddetta strategia RIS-3 (Smart specialisation strategy) sulla base dei dettami dell’Unione Europea in materia di ricerca scientifica. Tale strategia contiene tutti i nodi tematici strategici della ricerca altoatesina, ovvero tutte le specializzazioni su cui si focalizza la ricerca nella nostra provincia. Uno di questi temi strategici sono le tecnologie alpine, come ad esempio nuove tecnologie per l’agricoltura e sistemi meccanici per le coltivazioni nella regione alpina. Investire in questo settore rafforza l’economia locale e la competitività delle imprese. Altri campi di ricerca sono l’IT, ossia le tecnologie informatiche, le scienze agrarie e alimentari e le energie rinnovabili.

Qual è lo stato dell’arte della ricerca in Alto Adige?Abbiamo un ampio spettro di istituzioni ed enti che si occupano di innovazione e ricerca scientifica, ma se si considera il rapporto fra la spesa in ricerca dell’Alto Adige e il PIL provinciale lo squilibrio emerge evidente. Il nostro PIL è molto elevato, grazie alle condizioni economiche favorevoli del nostro territorio, ma ciò nonostante sono solo circa 150 i milioni che ogni anno vengono spesi dall’ente pubblico e dalle imprese private in ricerca e innovazione. L’Unione Europea ha stabilito come standard minimo per la spesa in R&S una quota del 3% del PIL, per consentire agli Stati di rimanere competitivi sul mercato. L’Alto Adige investe attualmente in ricerca solo una quota pari allo 0,7% del PIL, una quota sicuramente troppo bassa anche in rapporto a quanto viene investito nelle regioni vicine come il Tirolo (3,2 %) e il Trentino (1,9%).

Quali sono le vostre sfide future?

La Giunta ha autorizzato da poco un pacchetto di misure che si fonda su diversi pilastri. Il primo pilastro è l’ampliamento dell’ufficio dell’Alto Adige a Bruxelles, per poter accedere più facilmente ai finanziamenti europei. Il secondo pilastro è il sostegno sovraregionale di progetti nell’Euregio e una più stretta collaborazione con altre istituzioni di ricerca a livello europeo come ad esempio la collaborazione con il fondo austriaco per il sostegno alla ricerca scientifica FWF o con il fondo nazionale svizzero per la ricerca. Naturalmente ricevono sostegno anche le istituzioni e le imprese locali che sono impegnate in attività di ricerca con la prospettiva di creare sempre più opportunità di lavoro qualificato.

Quale ruolo ha il NOI Techpark per il futuro dell’Alto Adige?

Il NOI Techpark avrà indubbiamente un ruolo centrale nel campo della ricerca e dell’innovazione in Alto Adige. Specialmente per le startup e per i giovani imprenditori il NOI offre la possibilità di un aiuto concreto a sviluppare una strategia efficace a partire da un’idea. Il NOI è un luogo dove istituzioni scientifiche e di ricerca hanno il compito di collaborare con le aziende private per portare avanti in modo sempre più deciso i processi di innovazione tecnologica. Il NOI diventerà così il motore dell’innovazione con effetti positivi per l’economia locale e per le connessioni e l’interscambio a livello internazionale.

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