Cioccolato digitale
Cos’hanno in comune una decorazione da pasticceria scolpita nel minimo dettaglio grazie a un getto d’acqua ad altissima precisione da un trio di fratelli di Luson e le vetrate avveniristiche delle sedi BMW di tutto il mondo disegnate dagli ingegneri di Frener&Reifer? Strano a dirsi, ma all’origine di entrambi i prodotti c’è la stessa cosa: la trasformazione digitale del processo produttivo, anticamera della vera e propria evoluzione nell’impresa intelligente che prende il nome di “4.0”. La sfida non riguarda solo le grandi aziende, dove i fondi per gli investimenti strategici non mancano, ma soprattutto le piccole e medie imprese di settori tradizionali come la lavorazione del legno, la scultura della roccia o la pasticceria. In Alto Adige esse rappresentano il cuore dell’economia locale e proprio fra queste si riscontra un’inaspettata propensione all’innovazione.
Come quella dei Gasser BROThers di Luson, 70 dipendenti in otto panifici e pasticcerie sparsi in tutta la provincia. Sono stati loro i primi altoatesini ad acquistare un macchinario per il taglio a getto d’acqua, usato per scolpire nei minimi dettagli cioccolato, torte alla panna surgelate o decorazioni di marzapane. Oggi Christian, Michael e Oliver Gasser insegnano a utilizzarla anche gli apprendisti, che attraverso un modernissimo touchscreen possono dare il via a un processo completamente automatizzato di creazione del prodotto finito, dalla rosetta alla torta nuziale. La tecnologia applicata alla panificazione rappresenta una contraddizione in termini? Niente affatto. “Il panettiere deve rimanere un artigiano. Le macchine non sostituiscono l’uomo ma lo completano” spiega Christian Gasser, che si occupa della comunicazione aziendale. In questo modo la macchina e l’uomo si integrano sempre più, dando corpo all’impresa intelligente capace di competere nel mondo economico di oggi.
Oltre che per disegnare e produrre alimenti complessi, la macchina capace di interagire e imparare dai propri errori diventa sempre più decisiva anche nella gestione dei prodotti della natura, come la frutta o il legno. Specialmente per lavorazioni, come quella dei piccoli frutti (mirtilli, lamponi, fragole, more, ribes nero e ribes rosso), dove la delicatezza dei prodotti richiede ancora una gestione manuale e dove differenze minime di pesata, viste le piccole masse lavorate, possono portare a grosse differenze sul risultato finale, anche nel fatturato. E’ questo il settore nel quale si è specializzata la TopControl di Terlano, fondata nel 1991 da Michael Saltuari, oggi conosciuta a livello internazionale con i suoi oltre 60 dipendenti e la sua fama di player di primo piano nel settore dell’automazione elettronica e nel settore industriale focalizzata sull’alimentare. L’azienda vanta commesse in tutto il mondo – dalla Cina al Cile, dal Sudafrica all’Egitto – ma in Alto Adige è una realtà di riferimento. Dopo aver conquistato gran parte delle cooperative melicole della provincia – circa un milione di tonnellate l’anno di frutti raccolti – con il suo software di gestione della produzione “Fruit Manager”, Saltuari ha pensato anche agli stabilimenti dove si lavorano fragole e piccoli frutti come mirtilli e lamponi, coltivati in provincia di Bolzano su una superficie di 164 ettari su un totale di 216.251 ettari dedicati complessivamente a colture, prati e pascoli.
Piccole aziende, grandi idee. Da realizzare passo passo, con passione, competenza, molto studio. E uno sguardo al futuro, fra attrezzi innovativi e decorazioni millimetriche per la pasticceria.
Risale infatti a qualche anno fa il lancio di StatisticsWeights, un sistema hardware e software che registra le pesate effettuate sulle varie bilance, da chi sono state fatte, quanto tempo si è impiegato, quanto si è pesato per ogni confezione, le rese, lo scarto e così via. Per la gestione del magazzino invece c’è StorageMove, un software che secondo Saltuari rappresenta “la stessa innovazione che il GPS ha rappresentato nel mondo e nell’uso delle cartine topografiche”. Il sistema permette la localizzazione e la movimentazione dei bins all’interno delle celle frigo attraverso un interfaccia informatico: StorageMove permette la movimentazione di bins e cassoni anche in 20 celle frigo senza che il carrellista debba premere un pulsante o scannerizzare un codice a barre: grazie anche a dei sensori sul muletto, è il sistema a dire al mulettista dove andare a prendere questo o quel cassone.
Anche in falegnameria l’automazione è una realtà consolidata, come avviene ad esempio per chi utilizza macchine a controllo numerico. Grazie ad esse anche Georg Oberrauch, 34 anni, titolare della Internelement di Collalbo, è riuscito a farsi conoscere a livello internazionale, producendo e commercializzando il Kraxlboard, un pannello dedicato all’allenamento dei climber. La vera innovazione in azienda – ereditata dal padre che produceva principalmente infissi e gestita insieme al fratello e a una decina di dipendenti, per un fatturato poco inferiore al milione di euro – Oberrauch l’ha portata grazie alla piattaforma lvh.apa per il crowdfunding. “Grazie ai fondi con cui la Provincia ha finanziato il nostro video promozionale, la scelta di questa piattaforma ci ha consentito nel 2014 di lanciare il prodotto sul mercato. Da quando il prodotto è sbarcato anche su Amazon, ogni giorno spediamo in tutto il mondo almeno due o tre Kraxlboard e la richiesta continua ad aumentare” racconta Oberrauch. Anche la sua storia sembra indicare che la tecnologia e il mercato online non rappresentano una minaccia per l’artigianato tradizionale, ma una chance da imparare a sfruttare a proprio vantaggio prima di esserne fagocitati.
Lo stesso ha fatto Klaus Gschwenter, 37 anni, imprenditore edile della val di Racines autonomo dal 2002, quando all’età di 21 anni ha fondato l’azienda. “Una piccola impresa deve essere in grado di limitare i costi. Noi abbiamo derivato un enorme risparmio dall’introduzione di un’app sviluppata ad hoc per la nostra azienda per localizzare tutti i nostri macchinari nei diversi cantieri, raccogliere dati sul loro funzionamento e digitalizzare la gestione di queste informazioni” racconta Gschwenter, la cui ditta omonima conta dodici dipendenti. Gli esperti la chiamano “innovazione di processo”. Per l’imprenditore edile della val di Racines questa parola astratta è diventata reale grazie a un investimento di 10.000 euro che gli ha consentito di rivoluzionare il proprio modo di lavorare: oggi può vedere in tempo reale sul proprio cellulare dove si trova un macchinario, chi lo sta utilizzando, per quanto tempo, e il lavoratore può condividere fotografie del cantiere da inserire direttamente nell’app con tutti gli altri collaboratori. Ma la quarta rivoluzione industriale non si limita alla modalità di costruzione delle case.
“Il panettiere deve rimanere un artigiano. Le macchine non sostituiscono l’uomo ma lo completano” Christian Gasser
"Nuovi sistemi di pesatura degli alimenti rappresentano la stessa innovazione che il GPS ha rappresentato nel mondo e nell'uso delle cartine topografiche" Michael Saltuari
All’efficienza energetica dell’edificio finito – ma soprattutto alla regolazione domotica – pensa la Ekon di Brunico. Fondata nel 1999 come semplice ufficio di progettazione, negli anni successivi l’azienda ha sviluppato e implementato MyGEKKO, un software per l’energy management e per la regolazione complessiva degli edifici così efficiente e funzionale da essere stato scelto come partner esclusivo dalla DFH, la principale azienda germanica di case prefabbricate, che ogni anno dota 1.000 nuovi edifici con lo SmartHome System della ditta pusterese. Oggi l’azienda conta una ventina di collaboratori fra le due sedi di Brunico e Monaco di Baviera e un fatturato di oltre 4 milioni di euro l’anno. Nel corso degli anni ha sviluppato non solo un modo di lavorare 4.0 fatto di dati gestiti su cloud e controllo da remoto dei processi produttivi, ma anche interfaccia sempre più a misura di utente per portare sul piano della realtà quotidiana concetti come quelli di “smart city” e di “Internet of things”. Il sistema di regolazione e controllo in tempo reale di sensori e sistemi di allarme, di pannelli fotovoltaici, nonché di variabili come protezione dall’insolazione esterna grazie a tapparelle automatiche, illuminazione interna, riscaldamento, dispersione termica, climatizzazione e aerazione di un edificio: tutto questo può essere gestito semplicemente dal cellulare direttamente dal myGEKKO Touch tramite un intuitivo menu guidato. “MyGEKKO è un sistema unico aperto, flessibile e molto adatto anche all’applicazione nel campo dell’E-mobility per il quale siamo partner di BMW” spiega Hartwig Weidacher, che insieme al suo partner Johann Moser ha ideato e fatto crescere l’azienda. Oltre ad aver realizzato il sistema di controllo del teleriscaldamento a Brunico e a Terlano, Ekon si è occupata della progettazione dei sistemi tecnici e dell’energy management degli ospedali di Brunico, Bressanone e San Candido. Fra i clienti con il maggiore potenziale per la regolazione domotica ci sono gli alberghi. “Le strutture ricettive devono garantire il massimo comfort, ma per farlo occorre molta energia. Ottimizzarne l’uso è l’obiettivo di MyGEKKO” prosegue Weidacher, che per un hotel altoatesino dotato di stanze climatizzate e piscina riscaldata calcola un risparmio di 10 Kw l’anno, pari più o meno a 150.000 euro in bolletta. “Il vero buco nero energetico sono però le strutture che gestiamo ad esempio a Dubai: in alcuni casi un sistema di energy management consente di risparmiare addirittura il 75% dell’energia utilizzata da un edificio” riassume Weidacher.
Dall’Alto Adige al resto del mondo, dal microcosmo al macrocosmo: una strada che soprattutto le piccole e medie imprese artigiane provinciali sembrano destinate a percorrere con successo. Un altro esempio è quello della Zingerle di Naz Sciaves, impresa familiare con 49 dipendenti nella sede centrale – 350 se si considera l’intero gruppo – e una rete di partner e rivenditori in oltre 30 paesi del mondo che produce set e tavoli da birreria, tavoli e panche in legno e metallo e gazebo pieghevoli, tutti adattabili con disegni e motivi a piacere del cliente. Della lista degli acquirenti affezionati c’è anche l’Oktoberfest, per anni cliente della ditta che fornisce all’appuntamento bavarese i set birreria di nove tendoni, dal 2012 tra l’altro anche con un allestimento speciale ideato appositamente per la manifestazione. Un risultato ottenuto anche grazie a un’organizzazione del lavoro scientifica nel vero senso della parola.
Per l’automazione dei processi produttivi, in autentico stile 4.0, Zingerle Metal si è rivolta a un’altra ditta altoatesina “campione” di innovazione: la Weico di Velturno. Con i suoi 45 collaboratori, l’azienda si è specializzata nella moderna lavorazione dei metalli, realizzando macchine meccaniche di qualità su misura delle esigenze del cliente. Il risultato? Elevati livelli di precisione grazie a una filiera completamente innovativa, dallo sviluppo del progetto all’elaborazione in 3D fino alla produzione e all’installazione di materiali speciali. Una tecnologia ad hoc per produrre piattaforme sottoponte chiamata Weico-Bridge conferisce all’azienda un ruolo leader anche nel noleggio di attrezzature per gestire la manutenzione dei ponti. Dalla pasticceria all’efficienza energetica, dall’ingegneria alla falegnameria, nessun settore è immune dal contagio dell’innovazione tecnologica. Solo chi arriva prima e meglio, magari con un supporto esterno e un contesto favorevole, è destinato a sopravvivere sui concorrenti. A guardare il panorama locale, sembra proprio che le aziende altoatesine abbiano le carte in regola per vincere questa sfida.
Le PMI altoatesine nel 2014 rappresentavano il 99,3% delle imprese in Alto Adige e davano lavoro al 75,5% di tutti gli addetti del settore privato.
Finanziare prodotti e progetti in modo innovativo e trasparente: è l’obiettivo della vetrina digitale lanciata nel 2016 dagli artigiani di lvh.apa. Sul sito www.crowdfunding-altoadige.it le imprese del territorio possono presentare progetti e idee, mettendosi direttamente in contatto con potenziali finanziatori. In questo modo i fondi non provengono dai classici istituti bancari, bensì da un grande gruppo di persone comuni. Ciascuno può guardarsi i progetti: se un’idea lo convince, la può sostenere subito con un piccolo versamento in denaro. Alla scadenza del termine prefissato tutti i contributi vengono sommati consentendo la realizzazione del progetto. Il periodo trascorso “in vetrina” rappresenta una sorta di esame preliminare per i prodotti, che in questo modo raccolgono anche un feedback sul proprio potenziale di successo sul mercato. L’idea del crowdfunding, ora finanziata anche dalla Provincia nella fase preliminare con la legge 14 del 2006, ha portato ad esempio al successo l’idea di Stefan Rottensteiner, allevatore di 25 anni del Renon che due anni fa ha importato per la prima volta in Italia 22 manzi di razza nera Wagyu, una specie di origine giapponese così pregiata (e dunque dieci volte più cara: si parla di 280 euro/chilo) da essere servita in bistecche di soli 100 grammi data la sua abbondante infiltrazione di grassi insaturi e l’elevatissima concentrazione di Omega 3. Il progetto che oggi vede il maso Oberweidacherhof ospitare una quarantina di esemplari è nato grazie a un’idea sostenuta dallo Sportello innovazione dell’Unione Agricoltori/Bauernbund, da Unibz e dal Centro di Consulenza per l’agricoltura montana Bring. Il finanziamento della fase di startup è arrivato grazie alla piattaforma di crowdfundig lvh.apa. “La prima struttura organizzata per il crowdfunding dell’Alto Adige offre alle imprese un valore aggiunto grazie al riferimento regionale. Le aziende hanno la possibilità di presentare in un luogo virtuale i loro progetti e idee, cercando di trovare qui sostenitori che ne facilitino l’attuazione” spiegano da lvh.apa. Lo scorso luglio la piattaforma lvh.apa è stata presentata all’Università di Harvard come modello regionale di sviluppo innovativo.
Vuoi di più? Segui LP su Facebook e Twitter oppure ricevi la tua copia direttamente a casa!